Di recente mi sono fissato col pesto. Ho abolito quello già pronto di basilico e me lo faccio da me. Così come il pesto di rucola e ho sperimentato anche quello con asparagi, ricotta salata e nocciole. Consiglio vivamente.

Quest’oggi ti narro la genesi di un inebriante primo piatto:

Tagliatelle con pesto di radicchio e pancetta croccante.

Allelujah. A-allelujah. Allelujah.

M’è uscita dalla zucca per una cena con un paio di amici. Costatato il successo, l’ho riproposta e rielaborata in diversi modi che ti suggerirò a fine post.

Riporto dal foglietto ingiallito su cui le ho appuntate, ecco le dosi per 3 persone (io e i miei 2 amici):

– 250 g di tagliatelle caserecce all’uovo
– un radicchio tondo
– 20 cl di panna da cucina
– pecorino romano a piacimento
– pinoli
– olio extra-vergine-forever d’oliva
– 6 fettine di pancetta affumicata
– sale
– pepe

Un po’ di stretching alle dita. Via!

Tolgo le foglie esterne dal radicchio, riduco a pezzi grossolani e lavo quelle che userò. Asciugo con la centrifuga asciugaverdure

e, con una mannaia degna della Morte in Pessona, faccio un trito ultrafine

Verso la tritanza in un’insalatiera, aggiungo i pinoli e unisco dell’olio in modo da ammorbidire per bene la questione. Lascio riposare per una decina di minuti, tempo durante il quale rifletto sull’importanza di avere un animale domestico di cui sono evidentemente sprovvisto. Chissà perché cogitare su così angosciosi problemi durante le attese.

Passano i dieci minuti fatidici in cui mi struggo perché non posso dar da mangiare croccantini puzzolenti a un cane che chiamerei inevitabilmente Foster, e, essendo sprovvisto di un fighissimo e molto vintage mortaio, provvedo alla frullatura di radicchio & pinoli col mio fido Mini Pimer.

Frlfrlfrlfrlrflrlflrlfrlfllflrflfrlrlfllrlrf, insomma, strafrullo tutto sto ben di Dio e ottengo una purea come questa qui, a cui aggiungo un altro po’ di olio.

Mentre la pentola con dentro l’acqua è già sul fuoco in attesa che raggiunga la temperatura che permette all’Accaduò di bollire, afferro una forbice, pratico un taglio in uno degli angoli del brick di panna da cucina e, sfruttando l’invicibile forza di gravità, verso il bianco liquido lattiginoso in un pentolino. Fiamma bassa e faccio sobbollire.

Entra così in scena il pecorino romano. Sapore tosto, molto salato, a tratti invadente. Lo mangerei anche a colazione con la confettura. Be’, non proprio. Comunque, in questa sede sfrutterò le sue note piccanti per dare vigore al mio pestolino. Taglio alcune fette molto sottili.

e una volta che ai bordi del cerchio di panna che abita dentro il pentolino emergono le prime schiumette e bollicine, prendo ste cazzo di fettine sottili, le stringo nel pugno e le sbriciolo versandole nella panna.Incorporo per bene e tolgo dal fuoco. L’intera operazione dura circa 4 minuti.

Torno dal mio radicchio frullato che russa come un toro. Oh, sveglia, testa di minchia! Guarda che sto per indondarti con una cosa bianca. La panna e il pecorino, idiota, che verso quindi sul radicchio&pinoli frullati.Mescolo molto bene per creare una salsa uniforme. Assaggio: manca il sale. Una presa di sale. Una macinata di pepe nero ed è tutto bellissimo.

L’acqua sta per bollire, ma ho ancora una cosuccia da sbrigare per portare a compimento la missione. Ho della pancetta affumicata affettata non troppo fine. Dispongo due fette una accanto all’altra in un foglio di alluminio

chiudo creando un involucro che aderisce bene alle fette e lo schiaffo su una piastra rovente come se dovessi marchiare un bovino. Zàc. Uso l’alluminio per evitare che i fumi della pancetta m’inondino l’appartamento: ho parecchio legno in casa ed è facile che si impregni. Faccio rosolare la pancetta per un minuto e mezzo su entrambi i lati, la sento sfrigolare da sotto la sottile lamina ed è così abbastanza abbrustolita e croccante per essere adoperata.

La estraggo dal pacchetto alluminioso e la taglio a pezzi.

L’acqua bolle, posso quindi immergere dei coraggiosi nidi di tagliatelle, che hanno una cottura risibile: 4-5 minuti.

Scolo molto al dente e verso la pasta nell’insalatiera col pesto di radicchio, amalgamando il tutto.

Dispongo su un piatto e adagio la pancetta ridotta a pezzi sul pennacchio della montagnucola di pasta. Un ulteriore spolverata di pecorino, direi che non fa affatto male.

Oh, che bel tocco d’affumicato che dà la pancetta. Si unisce alla nota piccante del pecorino e insieme sollevano radicchio e pinoli e panna, ingredienti dal sapore piuttosto scialbo. La pasta è rugosa e trattiene bene il sugo, in bocca si dipana la consistenza liquida, che però non dev’essere esagerata.

Il pesto al radicchio è anche ottimo in altre varianti, che ho già sperimentato. Ad esempio:

– radicchio, pinoli, panna e gorgonzola

– radicchio, pinoli, pecorino, pepe nero

– radicchio, noci, grana grattugiato

Vedi un po’ tu ciò che ti aggrada di più.

Cordiali salumi.

Il Disconsiglio: ci vorrebbe un vino bianco. Per libera e inconscia associazione mentale, gli album di David Sylvian mi infondo quelle note floreali tipiche dei vini bianchi. Ti consiglio il suo migliore lavoro, quello che va iscritto tra i capolavori del pop d’autore: David Sylvian, Secrets Of The Beehive, annata 1987.