Tre settimane fa ho rischiato di scomparire dalla faccia della Terra o, quanto meno, da questa Realtà. Un’auto m’ha centrato in pieno mentre attraversavo un incrocio in bicicletta solitario-nella-notte-va, mi sono fatto quattro belle capriole e me ne sono uscito miracolosamente con tre punti in fronte e un muscolo della gamba destra lacerato che ha fatto sbocciare una terza chiappa là dove il muso della macchina m’ha colpito.

Il mio biciclo bicolore Cinzio è deceduto, l’asse anteriore è irreparabile così come l’orologio che m’ha salvato il polso dallo sbriciolamento. La schiena invece me l’ha preservata uno zaino pieno di magliette della mia band, gli Jussipussi. Nessuna frattura. Non ci posso credere.

 

Potrei star qui ad attaccarvi la pezza su dissertazioni esistenzial-filosofiche sulla caducità dell’esistenza umana e di come si provi a reagire psicologicamente a una roba del genere, ma non lo farò. Ragion per cui, spazzo via il momento Pippa Mentale con un peto bionico e scusate cari lettori e lettrici e lettini d’ospedale se v’ho ammorbato con questa comunicazione di servizio ma dovevo anche giustificare gli agiornamenti singhiozzanti sul blogghe negli ultimi tempi.

In tutto questo, nei giorni di reclusione in casa, impossibilitato a camminare – ora però zompetto, sebbene infastidito dal muscolo sconquassato – ho scoperto un po’ di musica nuova e interessante che v’elenco qui, tipo: Blackened Cities di Melanie De Biasio (molto jazzy ma dal mood oscuro alla Massive Attack), Last Evening On Earth dei Melt Yourself Down (mix incredibile di Talking Heads, funky e afro-beats) e moogmemory di Matthew Bourne (interamente realizzato col Memory Moog, ondeggia tra i Tangerine Dream e i Radiohead di Kid A). E non dite che non vi penso.

Finiti lagna e consigli per gli ascolti, sgattaiolo in cucina per annunziarvi il procedimento di coniazione dello Spezzatino di pesce spada in salsa teriyaki.

Spezzatino di pesce spada in salsa teriyaki

Rapido e indolore, che cazzo ci vuole per permettere a 4 persone di satollarsi la panza con questa leccornia la cui idea è nata durante un convegno segreto tra me e il mio fido consulente, il Neurone Fritto? Questi ingredienti:

– 350 g di pesce spada a trancio
– 200 g di castagne
– una cipolla rossa
– mezza verza (ma se vi piace tanto, mettetela tutta)
– 250 g di funghi champignon crema (o quelli che trovate, tipo coi finferli fate il botto)
– 50 g di nocciole
– 120 g di polpa di pomodoro
– 4 cucchiai di salsa teriyaki
– 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
– sale

Clap clap! Ma chi cazzo è che applaude se non ho ancora cominciato? Ah, era un: muoviamoci che è tardi!

Parto (cesareo): in una casseruola verso due cucchiai d’olio extravergine maria d’oliva, adagio la verza lavata e tagliata a listarelle (ma non asciugata) e la cipolla, accendo il fuoco e faccio stufare per circa 3 minuti. Se si asciugano, aggiungo acqua calda.

Nel frattempo taglio lo spada a cubetti grandi tanto quanto il pollo che poi preparate al curry avete presente? Non ho preso le misure ma più o meno 3 cm per lato (quindi 9 centimetri cubici).

Nella casseruola fiondo (i tempi si riferiscono all’inizio della cottura di verza e cipolla): le castagne pulite dopo averle sbollentate per qualche istante (a 4 minuti), la polpa di pomodoro (a 5 minuti), i funghi (a 6 minuti), le nocciole (a 7 minuti).

Sto per abbaiare, non chiedetemi perché. Tutte le verdure si insaporiscono puppulìando e a 10 minuti dall’inizio delle operazioni schiaffo il pesce spada, che rilascia un po’ della sua acquetta e insaporisce di mare il tutto.

Io direi che già dopo 15 minuti è tutto pronto quindi posso aggiungere la salsa teriyaki e spegnere la fiamma. Amalgamo per bene e aggiusto di sale.

Facile, n’è vero?

Stay tuna

Il Disconsiglio: abbinamento delicatessen per questo piatto su cui regna l’umami. Lamb, Between Darkness And Wonder, annata 2002