Posso confessarti che i blogghe di cucina sono una noia colossale? Che faccio un’enorme fatica a leggerli perché sono un po’ gnignì-mimmì-ciccì-frifrì, insomma, hanno quel tono buonista da cibo-sano-fatto-in-casa-mica-la-merda-che-fagociti-al-fast-food? Chedduepalle. Ho capito, stile di vita sedentario + cibocicciuto = culogigante & flaccidume, ma si devono falcidiare le Sacre Biglie alla collettività co’st’atteggiamento da perpetue uscite dal santo rosario delle 18? È tutto un florilegio di ricette Sane & Gustose, coi superlativi-ssimi zampillanti a destra e manca neanche ci fosse Jackson Pollock là dietro che deve smerdare una tela con la vernice. Basta! Voglio i ricettacoli scritti come se foste posseduti da Baudelaire o dal Conte de Lautreamont, voglio arcipelaghi di grasso che galleggiano sulla superficie della teglia con un enorme continente di polpettone farcito con 13 salumi diversi e una quantità di formaggio tale che il sangue deve trasformarsi in una fottuta glassa. Ma è possibile mai che per leggere un po’ di perfidia in cucina devo aprire io un dannato blogghe che sono un poveraccio che annaspa tra i fornelli?

Ok. Sta’ calmo, eh.

Su, da bravo, prendi la medicina. Ecco, così. Molto bene, è tutto finito, Jack (carezzina da infermiera compassionevole sulla nuca).

La rifacciamo?

Rifacciamola. Sì.

Ciao. Oggi ti propongo una ricetta gustosa che però potrebbe arrecarti scompensi di concentrazione se te la pappi in pausa-pranzo in ufficio, cibo vietato ai minori e non-adatto a tutte le capacità digestive. Una cosa che, se te la mangi di sera, farai un sogno in cui le teste di cuoio irromperanno in casa per fare di te uno spiedo di essere umano.

Dai, non è vero, in realtà sto romanzando e prendendo (perdendo?) solo tempo.

Vado al sodo con una capsula di sodio: di cosa sto parlando? Di crocchette di carne e senape ripiene al formaggio. Boom!

Cosa ci vuole per costruirne 10 (sì, me ne sono venute 10)?

– 350 grammi di macinato di bovino (ho trovato questo al Banco Carne)
– 2-3 cucchiai di senape all’antica
– ¼ di cipolla rossa tritata finemente o infinitesimamente
– un uovo
– parmigiano grattugiato
– menta fresca
– fontina a piacimento
– una presa di sale

Voglio il copyright su sta ricetta perché è una pura invenzione nata vagando per i corridoi di un supermercato: mi basta poco per trarre ispirazione. Ma ho formulato solo l’impasto, la modalità di cottura l’ho decisa a cantiere aperto.

La matassa
Procedimento semplice. Hai mai fatto le polpette? Allora sai fare anche queste cose qui.

Metto la carne macinata in una ciotola dell’Ikea.

Rompo un uovo e verso albume e tuorlo nella ciotola, facendo attenzione a non confondere i nomi coi rispettivi colori.

Trito un quarto di una cipolla rossa su un tagliere di legno, che mostra segni di cedimento strutturale dato che, quando lo lavo, non mi azzardo mai ad asciugarlo.

Aggiungo la cipolla nella ciotola, come dimostra lo scatto felino-fotografico.

Estraggo dal cassetto un cucchiaio, apro il vasetto di senape all’antica e ne raccolgo 2 e poi 3 cucchiaiate che schiaffeggio sull’addizione che sto operando con cura certosina. Ammetto che, vista così, non è un gran bel vedere, ma non lasciarti ingannare.

Digressione: la senape all’antica è una salsa composta dai semi di senape non macinati. Ha un sapore meno incisivo rispetto ad altre tipologie di senapi, come quella di Digione, ad esempio – che è di una violenza al limite dello stupro papillare – ma, nel contempo, più forte e nettamente più elegante di quelle simili alla mostarda americana. La uso spesso, quindi ne rileggerai in altre ricette.

Aggiungo della menta fresca che fa sempre chic, un cucchiaio di parmigiano grattugiato e una presa di salee via a giocare con l’impasto come se fosse pongo. Ciak, ciak, ciak, impasto qui, impasto lì, arrotondo di qua, amalgamo di là, rivolto da sotto, ammacco sopra, vuoi o non vuoi, insomma, creo questa pagnotta in cui tutti gli ingredienti prima sommati si uniscono in comunione col Cosmo.

Benissimo. Giungo al Passaggio Cruciale di tutta la vicenda. Osservo l’amalgama e penso: ne faccio polpette e le arrostisco? O le friggo? Potrei farci un bel polpettone annegato in una quantità letale di burro giusto per presentarmi al Creatore col fegato crivellato-come-un-emmenthal.

No, ci faccio le polpette e ora vedi come te le appallottolo.

La fissione cellulare della Matassa

Prendo un pugnetto di impasto, roteo con movimenti ellittico-orbitali delle mani (non so cosa cazzo io stia dicendo, tu sorvola), schiaccio un po’, sistemo, faccio & dico: il risultato è la Polpetta Classica, quella che tutte le scuole culinarie e culinario-casalinghe riconoscono come tale.

Abbandono la polpetta alla sua inerzia sul piatto e mi lascio sedurre dalla fontina, che ho appena estratto dal frigorifero. Ne taglio alcune listarelle che riduco in, be’, per fare il figo li chiamerò Steli – che fa più floreale e cucina naïf – di 3-4 centimetri (dimensione ad occhio: in verità li ho misurati col dito, tenendo conto che ogni falange misura poco più di un centimetro).

Con gli Steli di Fontina pronti, posso praticare una fessura sulla Polpetta, che ormai è spiritualmente spedita verso il suo glorioso destino. La fessurina serve per far accomodare uno Stelo di Fontina.Operazione da ripetere su ogni pagnotta di carne a.k.a. Polpetta.

Eseguo codesta operazione: chiusura della polpetta. Come? ti stai chiedendo. Facile. Roteo lateralmente la Polpetta finché i bordi non coprono il formaggio. Insomma, non è difficile, ricorda i giochini col pongo: li hai mai fatti all’asilo? Ecco, esercitati.

Ora ho tutte ste Polpette e si ripresenta il dilemma: come le cuocio? Le friggo? Le arrostisco? Arrostirle o friggerle? Arrostirle o friggerle? Arrostirleofriggerle? Arrostirleofriggerle? Fritte o arrostite? Fritte o arrostite? Fritteoarrostite? Fritteoarrostite?

No.

Le inforno. E anche per questa volta il famoso e sfortunato toro del detto popolare ci rimette la testa.

Ora faccio una breve puntualizzazione: le Polpette sono diventate Crocchette in questo istante, nel senso che non avevo minimamente preventivato che dovessi panarle. Ebbene sì, le panerò.

Il sesto personaggio in cerca di autore

Ma prima di introdurre il nuovo personaggio di questo assalto al colon, dato che le consuete crocchette surgelate hanno una forma piuttosto tozza, decido di emularla. Mi armo di coltello e taglio entrambe le estremità delle Polpette, facendo loro assumere una forma tozza, appunto.

Posso adesso introdurre il nuovo personaggio di questo dramma: la Panatura. Non l’ho menzionata prima per un espediente narrativo. Se hai visto il film Seven, forse saprai che Kevin Spacey chiese esplicitamente di non comparire nei titoli di testa per dare più impatto alla sua finale comparsa. La Panatura mi ha chiesto proprio questo: non menzionarmi finché non sarà il mio turno. E io la assecondo.

Per una croccheggiante panatura mi serve

– farina tipo 00 (ma, dopo averle rifatte con farina di grano duro, opterei per questa seconda soluzione)
– un uovo battuto
– pangrattato

Procedimento classico: passo le ex-Polpette-ora-Crocchette nella farina

poi le faccio sguazzare nell’uovo (dimentico di fare mezza foto: ma chissenefotte) e successivamente concedo loro di rotolare in una spiaggia di pangrattato.

Tàc, le jeux son fait. Dispongo le 10 Crocchette in cui si annida il Male in una teglia ergonomica, già rivestita con della salubre carta forno.

Il forno fiammeggia come il ventre dell’Inferno, pronto ad accogliere ste bombe senapose & cipollose, che se ne staranno belle e felici lì dentro per 20 minuti ad una temperatura da Abbronzatissima a 200°.

Estraggo dal forno e dispongo su un piatto, anche questo dell’Ikea (ma lo posso dire Ikea?) e, per fare una foto da concedere alla tua vista. L’odore che si sprigiona dalla Crocchetta appena aperta, t’assicuro, mi fa sbavare come il cane di Pavlov quando sentiva il campanello prima di dargli da mangiare.

Nota a pie’ di post (1): sconsiglio di mangiarle prima di svolgere una qualsiasi attività sociale, dato che la cipolla ci tiene a ricordarti che s’è introdotta nel tuo corpo, riaffacciandosi sotto forma di burp! con lieve gonfiore di guance e collo che scatta indietro di qualche centimetro.

Nota a pie’ di post (2): se elimini la cipolla, però, ste Crocchette sono ottime come finger food in un aperitivo in casa con amici: magari più piccole e più a-forma-di-palla, ma pur sempre farcite con formaggio a cubetto.

Nota a pie’ di post (3): se le friggi ti guadagni tutta la mia stima. Io lo farò per provocarmi un po’ di acne gratuita quanto prima. Tanto ho la barba e lo sfogo cutaneo non si noterà affatto.

Stay tuna

Il Disconsiglio: garbate come un tagliaerba a benzina animato che ti assale mentre dormi, le famigerate Crocchette di carne alla senape con ripieno al formaggio necessitano un accompagnamento degno della non-leggerezza che serbano. Solo che era troppo facile piazzare un disco metal. Non lo farò. Dato che Pesantezza, in cucina vuol dire anche Male-Inferno-Demonio, quale miglior personaggio di colui che, emblema e forse primo musicista dell’età contemporanea davvero dannato, vendette l’anima al diavolo per imparare a suonare magistralmente la chitarra (così narra la leggenda)? Uno del Club 27, ovvero: Robert Johnson, The King Of Delta Blues, annata 2000 (ma canzoni vecchie d’ottantant’anni).