É impossibile non incontrarne uno, sono come erbacce infestanti che inquinano le serate e i party con musica in quattroquarti. I killer del ritmo collettivo, lo sfalsamento di frequenza nella folla, la sincope aritmica che manda il presobenismo a puttane. Sono gli Scoordinati, quelli che tengono un tempo che non esiste in natura, sforando di centesimi di secondo quel colpo di cassa o rullante che il resto del pianeta tiene in perfetto sincrono.

Mi sono sempre chiesto cosa avvenga nella loro testa. Qual è il bug nella comunicazione cervello-membra di queste persone? Basta inviare impulsi elettrici a tempo ai muscoli, non è difficile se il cervello paga regolarmente le bollette. Eppure hanno almeno un angolo del corpo che va inevitabilmente fuori: un’inclinazione del capo, la punta del gomito che scalpita maldestramente su e giù come l’ala di una gallina cieca e starnazzante, un tocco d’anca che svalvola in 7/4 il ginocchio che si agita come in preda alle convulsioni e-qualcuno-chiami-un’ambulanza, i piedi che marciano indietro e avanti e tacco e punta e sembra di stare a un concerto grindcore.

Sono in mezzo a noi e non ce ne accorgiamo. Sono la collega d’ufficio che vorresti portarti a letto o il ragazzo  del terzo piano dal viso affidabile che incontri in ascensore. Non puoi riconoscerli finché non sono in azione. E, oltre al ritmo, muore anche la libido. Confessiamocelo in assoluta intimità.

Mi premeva inaugurare il 2016 con un lamento.

Come ve la passate giovinastri? Vi siete farciti come dei cannelloni umani? E con l’alcol, eh? L’alcol ve lo siete tracannato e vi ci siete fatti anche i pediluvi? Bravi, così vi voglio, debosciati e putrescenti fino al midollo.

Orsù, dopo il piagnisteo vorrei anche cucinare per dare il La a questo 2016. Senti cos’è successo. Un bel giorno, quando avevo ancora un lavoro, una mia collega m’ha portato direttamente del Trentino un pacco di tagliatelle all’essenza di pino mugo (che è un albero alpino della famiglia delle conifere) e dei funghi porcini colti dalle sue candide manine. Io e i miei 5 neuroni ci siamo chiusi in bagno e dopo una riunione carica di nervi e violenze neuronali, abbiamo deliberato che non avremmo cucinato questa roba in un piatto complicato e oscuro, bensì avremmo valorizzato le materie prime con una ricetta semplice, che più semplice non si sarebbe potuto semplicizzare.

Così ho dovuto solo comprare un bel pezzo di Castelmagno, un superlativo formaggio del cuneese e ho rifinito l’idea per queste Tagliatelle al pino mugo con funghi porcini e crema al Castelmagno.

Tagliatelle al pino mugo, funghi porcini e crema al Castelmagno

Lista della spesa (per una persona):

– 100 g di tagliatelle al pino mugo
– 50 g di funghi porcini freschi
– 50 g di Castelmagno D.O.P.
– 20 cl di latte scremato
– olio extravergine d’oliva
– pepe nero
– sale

Si scaldino i fornelli, si riempiano le pentole, prontipartenzeeeevviaaa.

Parto dal Castelmagno che taglio a cubetti e immergo nel latte a crudo per farlo ammorbidire. Un’ora di assoluta tranquillità.

Acchiappo i funghi. Pulizia: con un straccetto di cotone, li accarezzo con le mani (ma potrei usare una spazzolina indicata) delicatamente sussurrandogli versi di petrarchesco amore, poi li sciacquo con un filo d’acqua fredda e li strizzo piano piano, tanto che emettono un suonino che fa più o meno sgfsh. Stesso procedimento per gambo e cappella, la radice zozza di terra la taglio col coltello anche se vorrei farlo con un grissino.

Riscaldo un cucchiaio di olio extravergine d’oliva in padella e lancio i porcini, che stanno a fiamma media per 12 minuti, non di più che non li voglio mosci, scomposti e schifosi.

Mentre le tagliatelle cuociono in acqua bollente e leggermente salata per circa 6 minuti, faccio la crema di Castelmagno a bagnomaria immergendo il pentolino con il latte e il formaggio in un pentolotto più grande con acqua calda sobbollente. Ci vogliono circa 5 minuti a creare la crema che andrò a versare sulla pasta dopo che questa l’ho scolata e la mando a farsi un girello in padella coi funghi.

Una macinatina di pepe e cordiali saluti.

Stay tuna

Il Disconsiglio: musica ancestrale, musica da boschi per accompagnare le sensazioni silvestri di questo piatto. Non potevo che abbinarci un superlativo Fairport Convention, Liege And Lief, annata 1969