Eh, prima di sciogliere la prognosi su Migration, sesto album in studio del producer Simon Green che tutti conosciamo come Bonobo, c’ho messo un po’. Al ritmo di 2 ascolti filati al giorno, tra un esperimento i fornelli e uno scaccolamento riflessivo, m’è entrato nelle vene lentamente.

Bonobo Migration

É tutto fuorché un disco immediato, non ha l’appeal pop di un The North Borders, per confidarcelo tra noi. É piuttosto un flusso ininterrotto con lunghe sezioni strumentali. L’impressione che ho avuto è stata di navigare per mari cerebrali, mi sono sentito sormontato da onde vellutate e blu elettrico. Ascoltato in cuffia, ovviamente, ho carpito le sfumature, il panorama sonoro  è ordinato, profondo e quasi inafferrabile.

Un velo di malinconia autunnale ricopre la scena per l’intero tragitto e si scorge lo sgambettio dei Moderat qua e là (Outlier). É però coi brani “cantati” che Migration spicca il volo, Surface con Nicole Miglis e No Reason con Nick Murphy (ovvero il rubicondo barbuto Chet Faker) sono ottimi esempi di art-pop elettronico.

Insomma, gira e rigira, Bonobo ne ha combinata un’altra delle sue, così come anch’io sto per combinarne un’altra delle mie addentrandomi adesso nel racconto di un piatto che vi accarezza le papille con sommo gaudio, cari Follouà.

Sto arricchendo la lista dei secondi vegetariani sulla carta di Scièf a Domicilio, e questo piatto ci è finito per direttissima. Semplice, efficace e pettinato: cazzo serve di più? Eccovi la Cotoletta di fungo Portobello con hummus di fagioli cannellini al lime.

Cotoletta di fungo Portobello, hummus di fagioli cannellini al lime

Listone degli ingredientoni per 4 personaggioni con discreta famona:

– 4 cappelle di funghi Portobello, le più grandi e arroganti che scorgi nel magico bosco micotico
– pangrattato molto fine
– acqua e farina 00 per fare una pastella collosa
– olio di semi d’arachidi

Per l’hummus di fagioli cannellini

300 g di fagioli cannellini secchi oppure precotti bio
– 2 cucchiai di tahina
– mezzo cucchiaio di cumino in polvere
– uno spicchio d’aglio ridotto in purea
– il succo di 2 lime
– un bicchiere di brodo vegetale o di acqua, va bene uguale
– 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
– sale fino e grosso

La parte più lunga è l’hummus. Se usi cannellini secchi, tienili a mollo in acqua fredda per 24 ore cambiando l’acqua ogni 12. Poi devi sbollentarli in pentola a pressione per 15 minuti. Altrimenti, sbattitene le palle e accorcia i tempi: afferra la latta dei cannellini già lessati, tira la linguetta, versa i fagioli col liquido in uno scolapasta, sciacqua per bene e ti sei risparmiato 24 ore. Bella lì.

Svesto lo spicchio d’aglio, pratico un taglio in verticale per estrarre il germoglio verde, ficco le due metà nello schiaccia-aglio e schiaccio l’aglio: ottengo una micro purea.

In un tegame verso 4 cucchiai d’olio extra-vergine d’oliva, il cumino e l’aglio. Accendo il falò del gas e faccio tostare leggermente il cumino. Appena il tutto sfrigola, aggiungo i cannellini e mezzo bicchiere di brodo vegetale che ho prontamente scongelato dalla mia riserva, ma se non ne hai, usa l’acqua: l’importante è che non mi fai il brodo col dado altrimenti mi si ottura la vena e bestemmiofortissimo.

Lascio andare per 5 minuti a fiamma vivace, poi aggiungo la tahina, mescolo per incorporare e tolgo dal fuoco. Verso il tutto nel frullatore aggiungendo, a occhio, una parte della metà del bicchiere di brodo vegetale che ho lasciato da parte e frullo: frlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrl. Ottenuta una purea liscia, aggiungo il succo filtrato di due lime. Aggiusto con sale fino. Fine della storia.

Cappella del Fungo: vie’ qua. Quando ti chiamo, mi viene da ridacchiare come quei marmocchi che appena sentono una parolaccia, con un misto di vergogna e divertimento, dicono: Ma Ha Detto Minchia! Ecco, ho detto Cappella. Sì, lo so che non è una parolaccia, ma fammi essere impuro, suvvia. Basta fare sempre i grandi, voglio esporre tutta la mia coglionaggine affacciandomi alla finestra e urlando: CAPPELLA DEL FUNGOOOOOOOOOOOO!

Ma non lo farò.

Bene, torno in cucina. Sono certo, cari Follouà, che sappiate tutti che i funghi NON SI LAVANO con l’acqua, essendo spugnosi la assorbono e poi la rilasciano perdendo il sapore. Come si puliscono sti cazzo di funghi? Con uno spelucchino si “sbuccia” il gambo e con uno spazzolino da denti – non quello che usate normalmente, compratene uno apposito, Cristo! – o una spazzola per funghi e tartufi, si ramazza il fungo togliendo i residui di terra. Al massimo, con un panno umido – umido, gocciolante – si tampona il funghetto.

Io devo solo spazzolare la: Cappella. Ahahahah. Scusate. La smetto.

Una volta spazzolata la: Cappella. Ahahahah – ahù, a’ vo’ finiri? – preparo una pastella con acqua fredda e farina 00 ma anche di grano duro va bene uguale. A cosa serve? Sostituisce l’uovo in modo da avere un sapore più neutro nonché una panatura a prova di missile russo. Croccante che appena la addenti lo scroscio si sente fino a Reykjavik. La faccio a occhio, quindi niente dosi, mi dispiace, l’importante è avere una pastella densa, molto densa ma non della consistenza della Vinavyl. Densa, ci siamo capiti.

Ammollo la: Cappella. Ahahahah. nella pastella e poi la passo rapidamente nel pangrattato. Con un termometro a sonda controllo la temperatura dell’olio di arachidi in pentola – in pentola, non in padella, prediligete sempre la frittura per immersione per avere una cottura più omogenea -, giunto a 180° – il punto di fumo dell’olio di semi d’arachidi è 200° circa – scatafotto la Cappella Panata. Ahahahahah. e appena è abbastanza dorata e dalla faccia croccanti, la estraggo e la adagio su un foglio di carta assorbente per fritti. Nel frattempo, mi gratto un ginocchio.

Posso impiattare, La Cappella Panata. Ahahahahah, da un lato, un cucchiaio guizzante di hummus dall’altra, una spolverata di sale grosso sulla Cappella Panata. Ahahahahah. e la vita ti sorride.

Stay tuna