E quindi a ogni lavatrice si manifesta l’inquietante fenomeno. Ficco tutta la biancheria nel cestello stando attento a non abbandonare nulla, condisco il lavaggio con detersivo, ammorbidente e quisquilie varie, seleziono il programma e l’aggeggio va col suo rantolo metallico, frulla tutto, si spegne. Insomma, il consueto iter di tutte le fottute lavatrici.
Il bucato lindo e odoroso s’asciuga sul fido stendino – che una volta provai a montare senza istruzioni e dovetti rimontarlo 6-volte-sei – e al momento del riaccoppiamento delle calze: ne manca sempre una.
Io mi controllo i piedi, non sia mai che per una vita mi sia illuso di averne due e invece ne ho uno solo come la zampa della famosa gru di Chichibio ma sono lì, due zattere di carne e ossa e unghia e qualche pelo che mi fissano e mi chiedono: ma come minchia è che ne perdi sempre una?
Io farfuglio giustificazioni inconsistenti, poi faccio spallucce e li guardo come a dire Cazzo volete, che cazzo ne so? Loro, i miei piedi, sono empatici e capiscono il mio disagio. Così in tandem abbiamo ragionato a lungo su questo fenomeno paranormale che ci ha messo molta paranoia e ci ha indotti perfino a richiedere l’intervento di personale paramedico.
Non sappiamo cosa avvenga, né io, né i miei piedi, così nel buio della mia cameretta ho formulato qualche ipotesi su chicosacome privi sempre una calza, a fantasiosi disegni paleolitici o a tinta unica, della sua gemella:
A) sarà la Loggia del Filo Di Scozia che si riappropria di piccoli esemplari da sacrificare sull’altare delle divinità odorate dai membri?
B) sarà la fatina dei denti che, visto che non ho più molari o canini da devolverle, essendo un’inveterata cleptomane, se ne porta via una? Almeno lasciami qualche spiccio, bagascia!
C) sarà l’Ippopotamo della Pampers che, stanco di rappresentare pannolini smerdati da nani cacaioli, ha deciso di reinventarsi come testimonial di Calze Spaiate?
D) sarà David Gnomo che ha perso il cappello a forma di cono e ora indossa i miei calzini, ma io non ne ho rossi, David, cazzo sei, daltonico?
E) sarà Andreotti che è stronzo e dispettoso anche nell’Aldilà?
F) sarà che qualche calza avrà letto Il Naso di Gogol’ e ora se ne va a zonzo per Milano pensando di essere Il Naso di Gogol’ mentre è solo Una Merda Di Calza Mia? Torna a casa, Calzie
G) sarà che, stanca di stare i miei piedi e imputridirsi, qualche calza ha fatto il fagotto con la pelle di Calimero dopo averlo scuoiato e se l’è filata nottetempo prima della fatale lavatrice?
H) sarà che ogni volta una calza si mimetizza nel contesto domestico e devo intercettarla giocando tipo a Dov’è Wally?
I) ci sarà un wormhole dietro la lavatrice che non riesco a vedere anche perché la lavatrice l’ho spostata per vedere se c’era questo wormhole ma invece ho trovato solo una valanga di grascio che andrebbe rimosso?
J) sarà stato il maggiordomopak?
Questa faccenda mi affrange a tal punto che ho pensato di cambiare look e farmi la frangetta alla barba ma il mio Social Media Manager me l’ha sconsigliato, dice che mi farei un grosso danno d’immagine. Io e i miei piedi speriamo che l’arcano ci venga svelato.
Io però non mi do per vinto, so che prima o poi, integre o crivellate, le mie calze torneranno.
Amen.
Che fa, cuciniamo?
Yes, sweetheart, che oggi c’ho la ricetta pettinata, quella da rimorchio, quella che se la cucini alla tua preda te lo/a smolla in un attimo, qualunque cosa tu voglia che ti smolli.
E a dispetto della foto così da nuvél cusìn, è anche un piatto abbastanza rapido e semplice da preparare. É solo vagamente costoso, ma per un tett-à-tett la spesa dovrebbe consentirvi ugualmente di arrivare a fine mese senza paté d’animo.
Lista degli ingredienti per 4 capocce, breve breve perché non ci vuole molto per plasmare queste Capesante con lardo di Colonnata IGP, salsa di mirtilli e rosmarino, piselli crudi e germogli di bietola rossa:
– 8 capesante
– 8 fette di lardo di Colonnata IGP (e fatevele affettare sottilissime e riporre in maniera ordinata, non come quella disgraziata della mia salumiera che me l’ha messe tutte alla cazzo e per staccarle ho chiamato il RIS di Parma)
– 400 g di mirtilli
– 80 g di rosmarino
– 40 g di piselli crudi a piacimento
– 30 g di germogli di bietola rossa
– acqua calda
– mezzo scalogno
– burro chiarificato
– sale
Mi fiondo sulla salsa di mirtilli, che è la parte che richiede più tempo, ovvero circa 20 minuti. Prima trito microscopicamente il rosmarino con cattiveria e brutalità perché tanto il rametto non reagisce e subisce e subisce e io infierisco.
Lavo i mirtilli e li massaggio ma senza happy ending. In una padella sciolgo una noce di burro chiarificato, rosolo il rosmarino tritato-quasi-polverizzato e anche dello scalogno, anch’esso tritato-ma-non-polverizzato. Catapulto i mirtilli che dopo un minuto iniziano a rilasciare il colore violaceo, quindi li annego con una dolce mestolata d’acqua calda, non uso il brodo perché non voglio intaccare il sapore della salsa. In 10 minuti i mirtilli sono abbastanza morbidi per compiere il Sacrificio: farsi frullare.
Li ficco nel frullatore, ovviamente insieme al rosmarino, e creo una purea che successivamente passo a un setaccio facendo colare la parte liquida in una ciotola e aggiusto di sale. Non la ciotola ma il suo contenuto.
Direi che è quasi tutto fatto. Sgancio le capesante dalle rispettiva valve, separo la noce, ovvero la parte più grossa e grigiastra, dal corallo, quel ciollino arancione che hanno sti animali del cazzo che però sono così buoni ma se avessero un cervello e due occhi avrebbero più la parvenza di animali e non di posacenere marini.
Lavo e asciugo minuziosamente le noci di capasanta, aziono il fornello a fiamma diabolica, ci poggio su una padella senza estreme unzioni e tantomeno medie, quindi a secco e appena la superficie è incandescente a tal punto che dal centro si leva una sorta di fuoco fatuo, sguisssssshhhhh, ci schiaffo su le capesante. Un minuto scarso per lato e tolgo dal fuoco. Aggiusto di sale e fascio le capesante con una fetta di lardo ciascuna. Che sarebbe bello se in ospedale, al posto delle garze usassero il lardo di Colonnata. Certo, la concia a contatto con la ferita ci farebbe bruciare anche il midollo, ma nel mulino che vorrei, un po’ di lardo e Sasha Grey.
Be’, posso già impiattare. Ho sgusciato i piselli freschi e lavato i germogli. A che cazzo servono sti due ingredienti, mi direte? Non li ho inseriti per sole ragioni estetiche, ma svolgono un’importante funzione negli equilibri complessivi del piatto. I germogli conferiscono un sapore fresco e particolare, i piselli crudi durante la masticazione sono cangianti: dapprima dolciastri lasciano poi una leggera amarezza alla fine.
Piatto. Una bella lappata di salsa di mirtilli e rosmarino come fanno nei ristoranti quelli ganzi che fanno la scia col cucchiaio, una capasanta fasciata con il lardo su ogni lappata e accanto faccio dei nidi di germogli e ci deposito sopra i pisellini, come fossero uova, mi ci siedo sopra e li covo.
Ora voglio la Stella Minchiolìn.
Stay tuna
– Il Disconsiglio: piatto fighetto richiede abbinamento fighetto come un Flume, S/T, annata 2012