takoyaki - uomo senza tonno

Giuro che dall’anno prossimo questo blogghe tornerà a regime e ci saranno più contenuti. Sono alle strette con il libro che uscirà l’anno prossimo per Longanesi e sono totalmente assorbito, recluso come un ratto in biblioteca o in notturna in rumorosi ostelli – menomale che la playlist di musica ambient che mi sparo a volumi esorbitanti in cuffia sovrasta il cicaleccio delle genti che sbevazzano ai tavoli.

Ma tutto ciò non inficia la mia attività di perfido ed esigentissimo ispettore della mia personale Guida Minchiolìn, ho una caterva di ristoranti provati di cui dissertare. Qui il primo blocco, tanti soldi spesi, qualche locale non merita una seconda chance. Vabbè, scopritelo da soli.

SOLITO DISCLAIMER

I prezzi indicati si riferiscono a ciò che ho pagato di tasca mia da normale cliente – insomma, senza mai presentarmi come fudbloggah o presunto tale – e come quota singola. Nei paragrafi non ho menzionato tutte le portate che ho mangiato, quindi le cifre che vedete possono comprendere anche altro. Ho sempre ordinato almeno 2 portate. C’è sempre del vino di mezzo, bottiglia o calice è specificato – per la boccia il prezzo pagato ne comprende una parte “alla romana” – perché chi non beve mentre mangia è un po’ tristomane (ma anche prima, anche dopo).  

Non è una classifica – non faccio classifiche – è un compendio in ordine Alla Cazzo.  Non ci sono sentenze, solo le mie personalissime opinioni. Se qualche ristoratore dovesse arrabbiarsi: Fatti Suoi.

***

OSAKA 

Corso Garibaldi 68, Milano – www.milanoosaka.com

Ci finisco per caso, ghermito da due amici incontrati per strada, non sapevo ci fosse un ristorante giappo nascosto tra i portici di corso Garibaldi. Io essere ignorandeeeh.

La sala ha un’eleganza austera, appena entro realizzo che il conto comprenderà anche quattro sberle carpiate.

Ammetto che lo shiokara sia una delle cose più interessanti che abbia mangiato di recente: fettine di calamaro crudo marinate in una salsa fermentata di fegato di calamaro. Le onde del mare in bocca.

Apprezzabile anche lo sakewaka uramaki con pelle di salmone croccante. Nel vassoio del sushi misto matsu ci sono nigiri, hosomaki, gunkan. Hosomaki eccellenti, il nigiri migliore è quello con l’anguilla dall’agrodolce avvolgente. Ma c’è una pecca: troppo wasabi tra riso e pesce, a tratti si sente solo quello.

Qualche difficoltà di comunicazione con la cameriera, ma comunque servizio efficiente e con tempi scanditi perfettamente.

Con birra (due da mezzo litro), 66 €.

Osaka Milano

Osaka Milano

***

MACELLERIA POPOLARE DI MANGIARI DI STRADA

Piazza Ventiquattro Maggio 105, Milano 

Uno dei due regni di Giuseppe Zen – l’altro è Mangiari di Strada in Lorenteggio – appassionato chef/gastronomo che ha sposato la causa della carne grass fed (tradotto: animali sorridenti allo stato brado che seguono una dieta naturale a base di erba e cose-che-piacciono-a-loro, ergo senza mais e fetecchie varie).

La Macelleria Popolare al Mercato della Darsena, sui Navigli, è anche braceria, oltre a comprarla, la carne te la puoi sgraffignare appena cotta in loco.

I prezzi sono quelli che sono, ovvero parecchio alti – un paninetto solo con un hamburger di pecora, senza salse, lattughine o bacon che sia, 6,50 € – ma in compenso c’è una materia prima stupenda. Il suddetto hamburger è nudo e crudo e la carne esprime tutta la sua succulenza, nonché un sapore deciso che mi ricorda la svizzera del macellaio che acquistava mia madre quando ero marmocchio.

Il fegatello in rete che mi sparo dopo è davvero cosa divina: il grasso esterno diventa una crosta croccante che fa da corazza al cuore morbido e succoso del fegato, che ha una sfumatura burrosa. Meraviglioso.

Anche il panino col morzeddù – ragù piccante tipico di Catanzaro che si fa con trippa, fegato, polmoni, milza – sta in equilibrio tra eleganza e rozzezza. Non avendo mai mangiato l’originale non ho un termine di paragone, posso comunque dire che questo ha il suo perché.

Con birra, 20,50 €

Macelleria Popolare Milano

Macelleria Popolare Milano

***

BUSSARAKHAM 

Via Valenza 13, Milano – www.bussarakham.com

Pettinatissimo, con sala d’un certo prestigio quasi tutta in legno. Il servizio è talmente solerte e gentile che, nonostante i miei ripetuti “Grazie”, mi sento sempre in difetto d’educazione.

Piatti eseguiti a regola d’arte, consistenze e temperature ben calibrate, le spezie trovano spazio senza rovinare gli ingredienti principali.

Il fritto dell’antipasto è asciutto e per nulla indigesto, la salsa di cocco e basilico che accompagna il gambero mi manda le papille in orbita.

Semplice e lineare il branzino cotto in foglia di banana, deliscato al tavolo dal cameriere.

Con bottiglia di vino, 56,50 €

Bussarakham Milano

Bussarakham Milano

***

MAIDO 

Via Cagnola 4, Milano – www.maido-milano.it

Ne avevo già parlato riguardo la sede di via Savona, la prima. Vengo in una pausa pranzo e approfitto per farmi un altro okonomiyaki, di tonno, giusto per darmi a del sano cannibalismo tonnereccio.

Sempre buono ma si rivela piatto impegnativo da finire, soprattutto perché prima metto sul conto delle takoyaki, polpette di polpo croccanti all’esterno e soffici nel ripieno. Ci volevo però più mollusco, un po’ latitante.

Con acqua, 17 €

Maido Milano

Maido Milano

***

CANTISSIMO 

Via Teodosio 4, Milano – www.facebook.com/cantissimo

Cucina cantonese in zona Piola, sala su due livelli non molto grande. I camerieri sono solerti, personale un po’ cinese e un po’ italiano.

Qualcosa di interessante c’è: i ravioli di gamberi, la torta di daikon – che è una sorta di frittata – le polpette di gambero con salsa al mango e i gamberoni in salsa X.O. Tutto mediamente buono ma senza memorabili picchi. In giro ho mangiato di meglio.

I noodles, però, sono tra i peggiori che mi siano capitati a tiro: brodo insapore e senza spessore, gli spaghetti ipercotti prossimi al disfacimento. Ahia.

Con vino, 30 €.

Cantissimo Milano

Cantissimo Milano

***

PESCARIA

Via Bonnet 5, Milano – www.pescaria.it

É la terza volta che irrompo da Pescaria, stavolta fila all’ingresso non ce n’è e giungo alla cassa con agilità.

Le crocchette di crostacei non capisco di cosa siano fatte, più che “di crostacei” sembrano “aromatizzate ai crostacei”. Gustose ma a fine pasto si rivelano un po’ complesse da digerire.

Provo il panino con tartare di tonno, stracciatella, pesto di basilico, pomodoro e olio al cappero: credo sia il loro migliore insieme a quello col polpo fritto, delicato ma con personalità, i condimenti interagiscono benissimo col tonno crudo.

Nota di demerito: pane pessimo, diverso dalla solita tartaruga.

Con birra, 20 €

Pescaria Milano

Pescaria Milano

***

FLOWER BURGER

Viale Vittorio Veneto 10, Milano – www.flowerburger.it

Succede un imprevisto al panino, lo faccio presente alla ragazza al banco che in poco tempo me ne fa preparare un altro e si scusa ripetutamente, consegnandomi perfino un buono per la prossima volta.

Il menu ha solo burger vegani, in sala solo sedute con sgabelli e tavolini alti, quindi non aspettatevi di trovare la toilette (lo permette la legge).

Ritorna il mio panino nuovo di zecca, quello che prende il nome del locale: pane al carbone vegetale, burger di seitan, salsa ai peperoni, germogli, pomodoro confit. In verità non trovo nulla di interessante, la salsina si prende gran parte della scena, il burger si sbriciola dopo appena due morsi.

Buone la patate savory, leggermente speziate.

Ah, per inciso: il pomodoro confit non è una semplice fetta di pomodoro crudo, come testimonia la foto. Non si frega uno Sciéf così facilmente.

Lunedì fanno lo sconto del 20% sul pranzo, con Coca-Cola 14,50 € (con sconto 11,60 €).

Flower Burger Milano

Flower Burger Milano

Stay tuna