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Da quando Emma Ruth Rundle s’è scrollata di dosso lo sperimentalismo autistico del suo debutto Electric Guitar One e ha introdotto malinconiche parti vocali alle sue composizioni, ha dimostrato d’essere una delle migliori interpreti del cantautorato rock al femminile contemporaneo.

La scia stilistica è la stessa di Chelsea Wolfe, di Feist, di Julia Holter, sempre con l’incombente ombra di Polly Jane alle spalle, senza che questa inquini l’eloquio dell’ex chitarrista dei Red Sparowes.

Emma Ruth Rundle, Marked For Death

Marked For Death, appena uscito, ribadisce gli stessi concetti di Some Heavy Oceans che m’aveva fatto rizzare la barba tipo elettroshock due anni fa. Il fulcro sono ballad elettriche che baciano la rugiada campestre di Mark Lanegan (Heaven) e guardano a spazi ariosi e maestosi (Medusa).

Col suo linguaggio ormai maturo e ricco, la Rundle tinteggia quadri autunnali dalle folte campiture gotiche e pervasi da una costante ricerca esistenziale, la stessa che i migliori esponenti dell’escapismo post rock, una ventina d’anni fa, hanno indagato con risultati emozionanti.

S’è capito che sto disco m’è piaciuto? Che la Rundle soddisfa i miei timpani e, scusate, anche le mie cornee dato che è anche una bella fringuella?

Emma Ruth Rundle, Marked For Death

Follouà, credo che dovreste ascoltarlo anche voi perché è bello organizzare orge d’apprezzamenti. Le stesse orge che dovrebbero orchestrare i vostri palati dopo aver cucinato e assaggiato la ricetta che ho cucinato e assaggiato per voi questa settimana.

Sto piatto è germogliato nel giardinetto del mio cervelluzzo contemplando il plotone di bottarghe di pesci vari-ed-eventuali acquistate quest’estate durante il mio celebrissimo #TonnoInTour siculo – che replico in terra piemontese dal 5 al 19 dicembre –

e che mi sono giunte in Pianura Padana dopo un mese di viaggi e dispersioni e corrieri peruviani che capiscono cazzi per mazzi e conseguenti inferocite imprecazioni. Mie, ovviamente.

Tratto da Manuali Alternativi d’Uso di Bottarghe Che Non Avevo Mai Mangiato Prima di Comprarle, follouissimi del senzatonnismo sfrenato, eccovi un Risotto con funghi shiitake mantecato con zucca e formaggio semistagionato di capra e tanta e bella saporita bottarga di pesce spada.

Risotto ai funghi shiitake, zucca e formaggio semistagionato di capra, bottarga di pesce spada

Faccio la persona seria e vi enuncio la lista degli ingredienti che ho usato (dosi per 4 persone, più o meno)

– 400 g di riso Vialone Nano
– 100 g di funghi shiitake secchi (perché questi ho trovato)
– 300 g di zucca gialla (peso che indica zucca già sbucciata e priva di semi)
– 200 g di formaggio semistagionato di capra (il mio spaccino di fiducia mi ha dato questo tumazzu prodotto nelle valli-non-ricordo-quali che si chiama Cubo di Capra)
– bottarga di pesce spada a piacimento
– 1,5 l di brodo vegetale caldo (fatto con una cipolla dorata, 3 carote, 2 gambi di sedano, 2 foglie d’alloro, bacche di mirto alla cazzo)
– qualche fogliolina di timo che non ci sta mai male
– burro (quanto richiede il vostro colesterolo, non affamatelo)
– mezzo bicchiere di vino bianco (avevo del Muller Thurgau aperto)
– sale

Prot! In una ciotola con acqua fredda, ammollo i funghi shiitake secchi per farli rinvenire, dallo stato duro devono tornare a quello molle, una sorta di Viagra al contrario. Quando solo molli come gli orologi di Dalì, li sciacquo e li metto da parte.

Taglio al zucca e la fiondo in un tegame con un po’ d’acqua. La stufo senza stufa – oh ma a casa mia non hanno ancora acceso i termosifoni, ‘cazzo devo fare, ordire una sommossa con contadini di marzapane armati di rastrelli e torce che protestano sotto la sede di Quelli Del Gas? – e quand’è mollacchia – la mollezza è un leitmotiv della ricetta, a quanto pare – la frullo e la setaccio col colino. Ottengo così una purea liscia e sinuosa e dalle puppe grosse.

Faccio il risotto. Adesso. Sciolgo una noce di burro nel mio fido tegame di rame stagnato, non faccio nessun soffritto di cipolla ma catapulto direttamente il riso per tostarlo, poi sfumarlo con il vino bianco. Comincio a mestolare col brodo, glu glu glu, verso generose quote di brodaglia vegetale e il riso va, senza catene ma anche senza Grignani che porta sfiga, cazzo. Dopo 5 minuti lancio i funghi shiitake nella mischia così si cuociono e diventano ancora più molli ma non meno saporiti, minchia che sono saporiti.

Dopo 17 minuti il mio risotto è cotto con tanto di rima baciata, aggiungo la crema di zucca e il formaggio di capra che ho tagliato a cubetti, tutto questo per mantecarlo. Qualche fogliolina di timo non gliela calo? Certo! E la bottarga? Un attimo, cazzo che ingordigia. Taglio delle fettine sottilissime col mio coltellazzo giappo e successivamente faccio un trito, cosparlo il tutto sul risotto, che ho appena sistemato di sale. Poco che la bottarga è alquanto sapida e poi la pressione mi sale a 300.

Stay tuna

Il Disconsiglio: piatto con sapori d’autunno richiede disco con sfumature autunnali: Lisa Hannegan, Art Swim, annata 2016